Timida. Strana. Sfigata. Grassa. Anoressica. Bulimica. Depressa. Troppo sensibile. Incapace.
Aggettivi pronunciati con superficialità o cattiveria che, oltre a ferire, diventano etichette in grado di attaccarsi alla nostra identità, deformandola.
Essi diventano le storie che ci raccontiamo, le credenze limitanti a cui diamo ascolto perché il cervello umano tende a confermare ciò che già conosce e reputa “normale”.
Ti sei ormai convinta della descrizione che gli altri hanno dato di te. Categorizzare semplifica, ci ha permesso di sopravvivere come specie ma può avere effetti distruttivi se si applica alle persone.
Non si dona né agli altri né a se’ la dignità di evolvere o la libertà di diventare altro.
E’ difficile vedersi (e sentirsi!) per ciò che si è autenticamente, senza filtri o attraverso sguardi esterni se la società stessa ti giudica con frivolezza.
Si tratta di meccanismi profondi, dai quali è difficile uscire senza un percorso di crescita personale che li metta bene in evidenza.
Ti sei mai chiesta chi sei, tolte le caratteristiche decise dagli altri e che ti sei portata addosso finora?
Sei davvero goffa, incostante, debole?
Puoi provare disagio o timidezza, ma non sei “timida”, lo sai?
Il tuo DNA muta, le esperienze che compi ti formano come individuo nuovo ogni giorno: se ti sei abituato ad alcune qualità, non significa che tu sia così e basta. Puoi guarire.
Puoi diventare più costante, più elegante o meno silenziosa, a patto che tu ci creda e non riduca il tuo valore a una serie di giudizi sterili.
Non ti definiscono, perché appartengono a chi li ha espressi.
Non permettere all’identità che ti hanno cucito addosso di autosabotarti quando si tratta di prendere decisioni innovative o uscire dalla comfort zone. L’obiettivo è fare del tuo meglio per confermare le qualità che ti rendono migliore: più serena, più allineata ai tuoi valori senza ricadere in crisi di identità.
Spesso è necessario allontanarsi da determinati ambienti o da amicizie tossiche poichè ciascuno di noi è profondamente influenzabile - e influenzato - da ciò che legge, ascolta, frequenta con assiduità.
Non sei un compartimento stagno ma una frazione dell’intero universo, interconnessa con il resto: lascia entrare solo ciò che ti arricchisce e celebra la persona che sei ora, anzichè ricordarti costantemente chi eri (e non sei più).
Riconosci i comportamenti sui quali lavorare maggiormente, per poi attuare ogni giorno azioni concrete, di prevenzione o di cura, per non giungere più al punto di autosabotarti.
Nei periodi in cui i passi indietro superano i progressi...fermati, respira e fai leva sulla consapevolezza acquisita: non sei le tue etichette e ogni sforzo conta, soprattutto nell’imperfezione.
Sii la scrittrice della tua nuova storia, esplora la tua identità dinamica.
Autrice dell’articolo Giulia Biamino
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