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Immagine del redattoreLisa Sartini

I bambini mangiano in maniera intuitiva: perché crescendo perdiamo questa capacità?

Le evidenze scientifiche ci dicono che i neonati e i bambini molto piccoli sanno in maniera intuitiva quando, cosa e quanto mangiare. Avete mai visto dei bambini mangiare? Spesso, presi dal gioco, è necessario chiamarli più volte per venire a tavola. Una volta seduti mangiano ciò di cui hanno bisogno e desiderio per poi alzarsi velocemente e tornare a giocare.


Il gioco nella vita di un bambino è centrale e mangiare è un’attività secondaria. I pasti sono piccole pause in mezzo al gioco e nella mente e nel corpo del bambino servono per ricaricare le scorte energetiche necessarie per muoversi, giocare, divertirsi ed esplorare. Spesso il genitore si preoccupa se vede il bambino mangiare solo pochi alimenti durante una giornata, ma molto spesso se si allarga l’osservazione comprendendo tutta la settimana ci si accorge che il bambino si sarà alimentato con la quantità di energie, vitamine, proteine, grassi e carboidrati che gli servono per mantenere il proprio benessere.


Quindi se diamo ai bambini il tempo sufficiente e varie possibilità di scelta vedremo che essi mangeranno ciò di cui hanno bisogno per crescere. I bambini piccoli infatti sono sintonizzati con i messaggi del corpo.


Tutti alla nascita abbiamo questa capacità di ascoltarci internamente ma perché crescendo la perdiamo?

Prendiamo l’esempio di un bambino che in una giornata predilige l’assunzione di carboidrati e non mangia proteine. Il genitore volendo bene al bambino si preoccupa e si chiede come farà a crescere forte e sano se non mangia proteine, quindi lo imbocca con qualche pezzo di pollo.

Così facendo però la saggezza interna del bambino comincerà a confondersi.

Inoltre, se prima abbiamo detto che per i bambini mangiare è un’attività secondaria rispetto al gioco, quando cresciamo usiamo il cibo per assolvere molti scopi: rilassarci, regolare le emozioni, non pensare, gestire ansia, preoccupazioni e stress, premiarci e punirci etc.

Mangiare quindi diventa spesso un’attività primaria ed entrano a far parte della relazione con il cibo anche pensieri ed emozioni.


Infine siamo immersi nella cultura della dieta, la quale ha il suo peso e ci influenza.

Però l’aspetto positivo di tutto ciò è che quella saggezza interna, che è stata nostra da bambini, si può recuperare e riscoprire proprio perché ci siamo nati ed è una cosa che ci appartiene! E come possiamo fare? Il mindful eating ci aiuta proprio a esplorare quello che già c’è, a riscoprire e a riconnetterci con la saggezza del nostro corpo.

Attraverso il mindful eating possiamo infatti:

  • Imparare a nutrirci in modo consapevole;

  • Ascoltarci e prenderci cura di noi e del nostro corpo con cura, tempo ed attenzione;

  • Non reagire a stress, preoccupazioni, ansia, insoddisfazione, noia, tristezza attraverso il cibo ma imparare a gestire l’amozione che arriva;

  • Comprendere quale tipo di fame abbiamo e come soddisfarla al meglio;

  • Riscoprire il piacere e il senso di appagamento attraverso il cibo;

  • Nutrirci senza restrizioni, ossessioni e sensi di colpa che ci allontanano dal benessere;

Il Mindful Eating ci permette quindi di sviluppare un rapporto con il cibo e con il corpo basato su serenità, equilibrio e benessere.


Fonti:

Mindful Eating di Jan Chozen Bays, 2018.

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