Come ti senti in questo momento?
Prenditi un po' di tempo per rispondere e dimmi: “E’ stato facile trovare le parole per descrivere i tuoi vissuti?”.
Se la risposta è “non tanto”, sappi che non sei sol*.
Viviamo in un contesto culturale in cui l’educazione alle emozioni è ancora poco diffusa: non le sappiamo nominare, non le conosciamo e, soprattutto, le giudichiamo!
Le etichettiamo come buone o cattive, valide o non valide, da mostrare o da nascondere.
Invece, sai cosa può esserti particolarmente utile? La sospensione del giudizio.
Tieni presente che studi scientifici hanno dimostrato che giudicare un’emozione che si prova come valida o sbagliata non solo non ci aiuta ma contribuisce ad amplificarla (Gross, 2006).
Facciamo un esempio, immagina di aver discusso con una collega al lavoro e di provare parecchia rabbia e frustrazione.
Hai davanti a te tante strade, io mi focalizzo su queste tre:
- Faccio finta di niente
Nego le mie emozioni, faccio finta che non esistano, non le ascolto.
L’illusione è che le emozioni spariscano magicamente, ma non è così: le cose che non guardiamo non spariscono.
Il rischio è che le emozioni ci logorino silenziosamente dall’interno, per poi, improvvisamente, esplodere.
Esplodiamo attraverso azioni che possono apparire esagerate oppure possiamo esplodere attraverso il corpo (dermatiti, gastriti, tensioni muscolari ecc.).
-Combatto
Contrasto l’emozione con tutta la forza che ho, la voglio distruggere.
Il tentativo è quello di evitare la sofferenza eliminando il problema alla radice ma, purtroppo, è uno sforzo inutile e controproducente. E’ come nuotare controcorrente: sprechiamo molte energie, ci stanchiamo e amplifichiamo la sofferenza, perché la corrente delle emozioni è troppo forte, è stata creata per essere ascoltata non per essere combattuta.
- Accetto
Osservo la mia emozione senza giudizio e la attraverso.
Come ci insegna la mindfulness, accettare non significa essere passiv* e non voler cambiare la situazione ma vuol dire prendere atto che in questo preciso istante è così. Ricordati sempre che l’emozione ha un inizio e una fine e non ti distrugge se la accetti. In che modo? Senza negarla da una parte (“La rabbia c’è”) ma senza identificarci dall’altra (“Io non sono la mia rabbia”).
A questo punto non mi resta che invitarti a prendere la terza strada, cosa ne pensi?
Le emozioni sono dei messaggeri e praticare il non giudizio ti permette di leggere ciò che hanno da dire senza rumori di sottofondo e senza amplificare la sofferenza.
Una buona gestione emotiva è sicuramente funzionale alla nostra salute, nel rapporto con gli altri e soprattutto nel rapporto col cibo diventando uno strumento personale che migliora la nostra qualità di vita in tutti i suoi aspetti.
Per questo motivo abbiamo dedicato un intero percorso alla gestione emotiva per esplorare in profondità la gestione dell’ansia, dello stress e delle emozioni.
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Autrice dell’articolo Dott.sa Laura Fasoli - Psicologa - Psicoterapeuta ad orientamento transculturale
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