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Dott.ssa Chiara Lena

Cosa devi sapere riguardo la Restrizione e le sue conseguenze

Aggiornamento: 9 mar 2023

La restrizione cognitiva appare come un processo in grado di

MODIFICARE l’espressione della fame fisiologica: se ci priviamo di intere categorie di cibi o decidiamo A PRIORI quanto POTER mangiare, finiamo per non provare sensazioni nitide di fame o

di sazietà e diventiamo, di conseguenza, ipersensibili ai fattori esterni,

emotivi e sociali, finendo per mangiare in base all’ambiente, alle

credenze o alle emozioni. Gestire il peso con prescrizioni

dietetiche o terapie cognitive e comportamentali dà risultati

insoddisfacenti in termini di mantenimento e, per alcuni, tali

trattamenti hanno anche l'inconveniente di AGGRAVARE i modelli

comportamentali alimentari.


Questo avviene perché le diete dimagranti

determinano uno stato di restrizione cognitiva, cioè un modo di

mangiare governato da regole in merito ad abitudini e scelte alimentari, IN CONTRAPPOSIZIONE a criteri interni di fame e sazietà.

In uno stato di restrizione dietetica cognitiva, infatti, possiamo sperimentare l'INIBIZIONE SENZA PERDITA DI CONTROLLO oppure una perdita

sia dell'inibizione SIA del controllo. Si possono distinguere:


A) uno stadio volontaristico in cui la persona SCEGLIE DELIBERATAMENTE di non dare ascolto alle sue sensazioni di fame e sazietà, in favore delle

REGOLE che dovrebbero permettergli di controllare il proprio peso


B) uno stadio inconscio durante il quale le sensazioni fisiologiche sono

OFFUSCATE e le abitudini alimentari vengono regolate da PROCESSI

COGNITIVI ED EMOZIONI INCONSCE. Finiremmo così per

organizzare il nostro comportamento alimentare attorno alla PAURA

di sperimentare frustrazione e senso di colpa, aderendo a un modello

di regole imposte dall'esterno che sembrano fornire una risposta più

adeguata. Tale stato di inibizione è spesso intervallato da perdite di

controllo, descritte come attacchi iperfagici o bulimici e da

alimentazione compulsiva.


Le diete potenziano la restrizione e le persone a dieta si sentono in colpa quando "sgarrano", "cedono", finiscono per abbuffarsi...ma il problema sarà la restrizione o l'abbuffata che ne consegue? Se non esistesse la prima, esisterebbe la seconda?


Dott.ssa Chiara Lena

Psicologa specializzata in

Mindful Eating

Scienza dell'alimentazione e dietetica applicata


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