La grassofobia è un fenomeno pervasivo nella nostra società, manifestato attraverso pregiudizi e stereotipi che alimentano discriminazioni contro le persone con corpi non conformi agli standard di magrezza. Questo atteggiamento negativo verso i corpi grassi ha profonde radici storiche e sociali, ed è rinforzato da una cultura dietocentrica che associa la magrezza non solo alla bellezza fisica, ma a un valore morale superiore. L’obiettivo di questo articolo è analizzare le varie sfaccettature della grassofobia, esplorando i suoi stereotipi e pregiudizi, le sue manifestazioni a livello sistemico e le sue radici storiche nel razzismo, classismo e sessismo.
Gli Stereotipi e i Pregiudizi Legati al Grasso
Gli stereotipi associati alle persone grasse sono numerosi e pericolosi. Spesso, si crede che chi ha un corpo grasso sia goffo, pigro, senza forza di volontà e persino meno intelligente. Queste credenze alimentano pregiudizi che portano a discriminazioni su più livelli, come ad esempio nel mondo del lavoro. Pensiamo a un datore di lavoro che deve assumere un cameriere: se è influenzato dai pregiudizi grassofobici, potrebbe non considerare una persona grassa per il ruolo, giudicandola poco energica o poco attenta, basandosi esclusivamente sull’aspetto fisico. Questi pregiudizi sono non solo ingiusti, ma contribuiscono a perpetuare un ciclo di esclusione sociale e marginalizzazione delle persone grasse.
La Grassofobia nella Cultura e Società
La grassofobia non è solo un pregiudizio individuale, ma si manifesta anche a livello sistemico. Viviamo in una cultura fortemente influenzata dalla magrezza, dove i corpi non conformi vengono sistematicamente discriminati. Questo sistema dietocentrico promuove l’idea che la magrezza sia sinonimo di successo, autocontrollo e superiorità morale, mentre i corpi grassi sono visti come il contrario. Questo fenomeno si sviluppa sin dall’infanzia, poiché il cervello umano integra informazioni culturali che plasmano la nostra visione del mondo e del corpo.
L’Impatto della Grassofobia
Gli effetti della grassofobia possono essere devastanti. Le persone che ne sono vittime possono sperimentare ansia, depressione, bassa autostima e sentirsi marginalizzate. La discriminazione sul lavoro, nell’assistenza sanitaria e nelle relazioni personali è comune, e questo può portare a comportamenti dannosi per la salute fisica e mentale. Tuttavia, è importante ricordare che la salute non può essere valutata esclusivamente dal peso. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.
Ridurre la salute a un numero sulla bilancia è una semplificazione eccessiva e potenzialmente dannosa.
Le Radici Storiche della Grassofobia
La grassofobia non è un fenomeno recente, ma ha radici storiche profonde, legate al razzismo, al classismo e al sessismo.
Razzismo
La connessione tra grassofobia e razzismo affonda le sue radici nel XVIII secolo, durante la tratta atlantica degli schiavi. In quel periodo, la scienza occidentale promuoveva l’idea che i corpi grassi fossero una caratteristica dei popoli neri, visti come “selvaggi” e “non civilizzati”. Al contrario, la magrezza era associata alla “civiltà” e al controllo morale, rappresentato dalle persone bianche. Questo dualismo tra corpo “civilizzato” e corpo “non civilizzato” ha contribuito a radicare il pregiudizio contro i corpi grassi, percepiti come privi di autocontrollo e quindi inferiori.
Classismo
Durante la rivoluzione industriale del XIX secolo, l’accesso al cibo divenne più facile per molte persone, ma la magrezza iniziò a essere associata all’alta società, come simbolo di controllo e disciplina. Solo i membri dell’aristocrazia, abituati alla ricchezza e all’abbondanza, potevano permettersi di mantenere corpi magri. Le classi povere, costrette a uno stile di vita meno controllato, venivano viste come incapaci di gestire l’eccesso e, quindi, inferiori. Questa dinamica ha rafforzato l’idea che la magrezza fosse un segno di superiorità morale e la grassezza una manifestazione di debolezza.
Sessismo
Nel contesto della lotta per i diritti delle donne, il corpo femminile è stato spesso un terreno di battaglia. Tra la metà del XIX e il XX secolo, le suffragette, che lottavano per il diritto al voto, venivano rappresentate come grasse e poco attraenti, nel tentativo di screditare le loro rivendicazioni. Queste donne, per difendersi, adottarono l’immagine della donna magra e seducente, rafforzando così lo stigma contro la grassezza, pur cercando di superarlo. Il messaggio era chiaro: solo le donne magre avevano il diritto di partecipare alla vita pubblica, mentre la grassezza continuava a essere vista come un difetto morale e fisico.
Come Contrastare la Grassofobia
Per combattere la grassofobia, è fondamentale riconoscerne l’esistenza e agire contro i pregiudizi e le discriminazioni che essa genera. Questo processo richiede una maggiore consapevolezza culturale e personale, e la promozione di una società che accetti e celebri la diversità dei corpi. È importante educare le persone sul fatto che la salute non può essere misurata esclusivamente dal peso, e che ogni corpo merita rispetto e dignità. Promuovere una maggiore accettazione della diversità corporea è essenziale per costruire una società più inclusiva, che valorizzi la salute in tutte le sue dimensioni.
Conclusione
La grassofobia è una forma di discriminazione radicata in pregiudizi storici e culturali complessi. Comprendere le sue radici nel razzismo, classismo e sessismo è fondamentale per smantellare le dinamiche di potere che la sostengono. Solo attraverso un cambiamento culturale e una maggiore consapevolezza possiamo sperare di creare una società che valorizzi ogni corpo, indipendentemente dalla sua forma o dimensione, e promuova il benessere per tutti.
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Tratto dal workbook del corso professionisti Mindful Eating
Scritto dalla docente psicoterapeuta transculturale Laura Fasoli
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