Natale, cibo e corpo: quando la difficoltà non è la tavola, ma tutto ciò che ci portiamo dietro
- Paolo Patria

- 2 ore fa
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Il Natale è spesso raccontato come un momento di gioia, convivialità, abbondanza.
Ma per molte persone è uno dei periodi più complessi dell’anno nel rapporto con il cibo e con il corpo.
Non perché “si mangia troppo”.
Ma perché emerge tutto ciò che durante l’anno viene tenuto a bada.
Natale come lente di ingrandimento
Durante le feste:
le routine saltano
il controllo alimentare si allenta
le emozioni sono più intense
i commenti sul corpo (propri e altrui) aumentano
Il Natale non crea il disagio.
Lo rende semplicemente più visibile.
Chi vive un rapporto difficile con il cibo spesso arriva a questo periodo già stanca:
stanca di controllarsi, di compensare, di “fare la brava”.
E quando il controllo vacilla, entra in scena il giudizio.
Il nodo non è il cibo
Se a Natale senti:
ansia prima dei pasti
senso di colpa dopo
bisogno di compensare
difficoltà a stare nel momento
non è perché ti manca forza di volontà.
È perché probabilmente hai imparato a usare il controllo come unica strategia di regolazione.
La mindful eating non è un insieme di regole per “gestire le feste”.
È un cambio di postura interna:
meno guerra, più osservazione.
Uno sguardo utile (per chi vive la difficoltà)
A Natale non serve mangiare “nel modo giusto”.
Serve chiedersi:
cosa sto provando davvero?
di cosa avrei bisogno, oltre al cibo?
che voce sto ascoltando: quella della cura o quella del giudizio?
Uno sguardo clinico (per i professionisti)
Il periodo natalizio è un passaggio cruciale per chi lavora con il comportamento alimentare.
È qui che si attivano:
cicli restrizione–abbuffata
disregolazione emotiva
vergogna corporea
rigidità cognitiva
Saper accompagnare questo momento richiede competenze che vadano oltre la prescrizione.
Serve saper leggere la relazione, il contesto, la storia.
Forse la domanda giusta non è “come sopravvivere al Natale”,
ma:
👉 “come posso restare in relazione con me stessa anche quando è difficile?”





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